2.2.3. Milano
Secondo Allulli e Tortorella però la realtà appare meno paradossale se considerata alla luce della storica posizione funzionalista della Regione Lombardia, che fin dagli anni ’80 considerava una eventuale istituzione metropolitana come un carrozzone in litigio continuo con gli enti locali sottostanti e la Regione soprastante. La Regione dunque reclamava per sé le funzioni di governo metropolitano, considerandosi come unica autorità dotata di sufficienti poteri di innovazione ordinamentale. Il processo di metropolizzazione della governance milanese è stato perciò affidato, in coerenza con un approccio di natura funzionalista, ad alcune agenzie di scopo. Tra esse una posizione di particolare rilievo è quella occupata da Milano Metropoli, promossa dalla Provincia di Milano, che si presenta come l’Agenzia per la promozione e lo sviluppo sostenibile dell’area metropolitana di Milano, ovvero una struttura dedicata a promuovere servizi e interventi per favorire la reindustrializzazione e lo sviluppo economico e sociale della regione milanese. Più recentemente, a seguito dell’approvazione della legge 135/2012, l’amministrazione comunale milanese insediatasi nel 2011 ha mostrato un attivismo inedito in direzione dell’attuazione della riforma1 e portando il 12 maggio 2016 all’approvazione del Piano Strategico del territorio.
Dal punto di vista della struttura del Piano Strategico Metropolitano, il caso milanese si avvicina nuovamente a quello torinese per la scelta di suddividere il territorio in Zone Omogenee. Esso organizza l’area metropolitana in 7 Zone Omogenee, caratterizzate da specificità geografiche, demografiche, storiche, economiche ed istituzionali con l’obiettivo di articolare meglio le attività sul territorio e di promuovere una sempre maggiore integrazione dei servizi erogati con quelli dei comuni.
Attraverso sei strategie e le relative piattaforme progettuali sono stati delineati nuovi indirizzi per l’attività dell’Ente e sono state definite le policy concretamente praticabili nel breve periodo, secondo l’impostazione triennale stabilita dalla L. 56/2014, nella consapevolezza che questo primo Piano Strategico debba anzitutto servire a realizzare il passaggio concreto dalla ex Provincia alla Città Metropolitana.
2.2.3.1 Le linee di indirizzo del PSM
Come succede nelle altre realtà analizzate, anche il documento di indirizzo del PSM milanese richiama, attraverso sei strategie, diversi campi di temi progettuali esistenti e ipotizzati. Così facendo costruisce una Mappa delle idee attraverso la quale i diversi interlocutori coinvolti hanno potuto disegnare il percorso che ha portato alla definizione del Piano Strategico. Elenchiamo brevemente tappe e strategie del documento di indirizzo, consapevoli che i tavoli territoriali hanno poi restituito un’agenda molto più tradizionale, articolata in: semplificazione burocratica, mobilità, governo del territorio e sostenibilità ambientale, innovazione, sviluppo economico e occupazione.
La prima strategia – Agile e performante: semplice abilitante trasparente – (keywords: Portale unico per le imprese, integrazione banche dati, open data, omogeneizzazione regole, SUAP intercomunali, valorizzazione patrimonio, piattaforma digitale, semplificazione procedure, servizi online per cittadini e imprese, misuratori efficienza PA, riorganizzazione struttura ente, knowledge territoriale) punta su una Città Metropolitana più vicina a cittadini, famiglie e imprese, capace di agire in un’ottica di risultato e non di adempimento amministrativo, efficace nel coordinarsi con l’azione di altri soggetti pubblici. Con questo obiettivo si evidenzia già la necessità di lavorare sui processi e riorganizzare la PA in funzione degli obiettivi, sburocratizzando, investendo sui processi di digitalizzazione, aprendo alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie, snellendo le procedure autorizzative, omogeneizzando regolamenti e normative locali, integrando sportelli e unificando le pratiche, riducendo i tempi e dunque le incertezze, garantendo maggiore trasparenza, gestendo in modo attento il proprio patrimonio.
La seconda strategia – Creativa e innovativa: intelligente connessa condivisa – (keywords: PON metro, progetto post EXPO, progetto scuole digitali, progetto e-met, progetto imprenditoria femminile, incubatori&start-up, cross innovation, accordi per la competitività, co-working) punta su una Città Metropolitana come motore dell’innovazione, lavorando su università, circuiti della ricerca e dell’alta formazione e mondo della produzione, mettendo in connessione il “sapere” e il “saper fare”, valorizzando il potenziale offerto dall’economia della conoscenza e dalla conoscenza come bene comune. Le linee di indirizzo mirano a costruire un luogo dove le nuove tecnologie e la sharing economy offrono soluzioni intelligenti per migliorare la qualità della vita dei cittadini e delle famiglie e semplificare l’attività delle imprese, offrendo le giuste condizioni per favorire forme di imprenditorialità diffusa, stimolare il trasferimento tecnologico e di conoscenze, incentivare incubatori, start-up d‘impresa, fab-lab/manifattura digitale, co-working, ecc. Tra i progetti promossi in questa strategia segnaliamo la costruzione, sulle aree di Expo, di una città della scienza, dell’innovazione e dell’alta formazione.
La terza strategia – Attrattiva e aperta al mondo: plurale comunicativa glocale-(keywords: sistema aeroportuale milanese, Milano gateway, portale investitori, attrattività e marketing territoriale, coordinamento politiche europee) punta su una Città Metropolitana differenziata, che sappia valorizzare ed esprimere al meglio le tante anime che la distinguono, mettendo in connessione attori e territori, in un sistema capace di dialogare e scambiare attivamente con il mondo. L’immagine che si persegue è quella di una città-gateway aperta al mondo, connessa alla rete globale. Un territorio capace di attrarre ma anche di trattenere. L’area urbana è infatti ricca di eccellenze, a cui bisogna offrire adeguate basi di ospitalità, lavorando sulle condizioni di contesto, agevolando le pratiche quotidiane, migliorando i servizi, offrendo opportunità abitative a prezzi adeguati, puntando sulla qualità della vita metropolitana. Fondamentale a tal fine è rafforzare il brand. Milano Città Metropolitana ha infatti la necessità di definire un proprio “posizionamento” dinamico, divenendo ancor più riconoscibile nelle arene mondiali e più attrattiva per talenti, investimenti e visitatori. Questi obiettivi richiedono l’attivazione di una strategia – e di una capacità di azione – che sia in grado di coordinare le idee guida dello sviluppo con politiche, progetti e conseguenti scelte d’investimento.
La quarta strategia – Intelligente e sostenibile: smart resiliente generativa– (keywords: agricoltura metropolitana/km0, progetto navigli, spazi metropolitani e governo delle trasformazioni, progetto+community, parchi metropolitani e parco sud, rigenerazione urbana, infrastrutture verdi e blu, efficienza energetica, WAN_estensione rete fibra ottica, piano territoriale metropolitano) punta su una Città Metropolitana smart, che affronta la sfida della competitività internazionale operando in chiave di sostenibilità ambientale e territoriale, sociale ed economica, attraverso una stretta collaborazione tra pubblico e privato. La dimensione della sostenibilità deve trovare spazio anche attraverso nuove competenze urbanistiche e forme di governo del territorio e dell’ambiente che sappiano coniugare salvaguardia e cura con pratiche di riciclo e rigenerazione di beni e spazi, in particolare per grandi funzioni urbane e di servizio, anche con programmi di riqualificazione e riconversione delle aree urbane dismesse. Centrale il ruolo dei parchi metropolitani. Accanto alla valorizzazione del Parco Agricolo Sud Milano, attraverso progetti riguardanti agricoltura di prossimità, sistema delle acque, cascine e beni, fruizione, ecc., dovrà prendere vita un disegno unitario – territoriale e gestionale – finalizzato a mettere a sistema le diverse realtà oggi frammentate nel nord Milano, in accordo con la Provincia di Monza e Brianza e la Regione. L’impiego di tecnologie e modalità d’uso innovative, l’adozione di nuovi comportamenti attraverso pratiche di ascolto e partecipazione, possono dunque creare le condizioni per un territorio che sappia essere sempre più resiliente, capace di adattarsi al mutare continuo delle condizioni.
La quinta strategia – Veloce e integrata: intermodale connessa facile – (Keywords: rigerarchizzazione rete viaria, app mobilità, logistica integrata, integrazione tariffaria, completamento infrastrutture, agenzia mobilità metropolitana, bike&carsharing, sviluppo rete ciclabile, hub metropolitani, biglietto unico) punta su una Città Metropolitana connessa, capace di approcciare in modo innovativo e intelligente i temi della mobilità. Ciò significa anzitutto puntare sull’integrazione delle differenti forme di mobilità, concentrando le risorse disponibili su interventi volti a favorire l’interconnessione modale tra ferro, gomma, mobilità dolce e servizi sharing, riconnettendo il capoluogo con l’ampio territorio circostante. La valorizzazione e lo sviluppo dell’integrazione modale, con la progressiva estensione della rete ciclabile e dei servizi sharing di mobilità all’area metropolitana, rappresenta dunque un grande obiettivo, che darebbe un nuovo stimolo all’integrazione territoriale, identificando la libertà di muoversi come principio cardine della nuova cittadinanza metropolitana. Sul fronte del trasporto pubblico risulta ormai ineludibile, accanto alla ridefinizione degli ambiti del TPL, la riorganizzazione del sistema tariffario. Concretamente ciò significa rimodulare le tariffe extraurbane, omogeneizzare le tariffe del sistema del Trasporto Pubblico Locale per medesime destinazioni e per km percorsi, unificare i titoli di viaggio. Un modello che si sviluppi a partire dalle esigenze degli utenti, non in ragione dell’organizzazione dell’offerta, basato su un’unica piattaforma in grado di comunicare all’utente le alternative di spostamento.
La sesta strategia – Coesa e cooperante: solidale amichevole vicina– (keywords: zone omogenee, sistema bibliotecario unico, gestione integrata rifiuti, protocollo polizia locale, politiche di genere, riorganizzazione plessi scolastici, Agenzia per Formazione Orientamento e il Lavoro metropolitana, Azienda unica acque, stazione unica appaltante, nuovo welfare) punta su una Città Metropolitana che si fonda sul valore della cooperazione tra territori e tra soggetti. Centrale sarà il ruolo dei Comuni che, attraverso l’implementazione delle forme di gestione associata dei servizi, dovranno orientarsi verso una sempre maggiore collaborazione, coadiuvati da una Città Metropolitana. La gestione ed erogazione a cittadini e imprese di alcuni servizi pubblici locali, in particolare quelli a rilevanza economica come acqua, rifiuti, energia, impone la riorganizzazione dei modelli conosciuti, al fine di conseguire maggiori livelli di efficienza e di incisività delle politiche. Anche per molti servizi alla persona, per natura di prossimità, la cooperazione intercomunale appare necessaria, al fine di garantire standard prestazionali adeguati e quanto più possibile omogenei, a partire dal servizio socio-sanitario. Questo approccio significa guardare a una Città Metropolitana più solidale, dove la cooperazione concorre a limitare le disuguaglianze sociali e spaziali. Concretamente significa sperimentare pratiche e modalità innovative di welfare, valorizzare le differenze di genere, stimolare politiche per la casa che puntino su nuove forme dell’abitare in affitto e a canone adeguato, affrontando il problema sulla scala metropolitana, proporre modalità innovative di riuso, anche temporaneo, di spazi abbandonati.
2.2.3.2Il PSM approvato
Il PSM cerca quindi di porre le basi per costruire partnership e organizzare i progetti del territorio della Città Metropolitana attraverso le sei strategie illustrate nel paragrafo precedente, emerse e condivise durante il percorso di consultazione e partecipazione. Molta enfasi è posta ancora una volta sul ruolo delle Zone omogenee che vengono designate ad essere veri e propri laboratori di pratiche intercomunali. L’individuazione di strategie e progetti è implementata anche attraverso la connessione con gli altri strumenti di programmazione economico-finanziaria dell’ente. Il piano infine delinea alcune prospettive di lavoro per l’azione futura della Città Metropolitana. Il piano si chiude rilanciando verso l’Agenda strategica e configurando così linee d’azione che vengono dichiarate, per loro natura e orizzonte temporale, fuori dalla portata del piano. Questo espediente dichiara palesemente la necessità del piano di uscire dagli ambiti amministrativi della Città Metropolitana milanese: da una parte le caratteristiche della conurbazione a nord di Milano sono poco dissimili da quelle dell’area compresa tra le città di Padova Treviso e Venezia e quindi è evidente la necessità di una governance interprovinciale; dall’altra la dimensione internazionale di Milano le impone uno strumento di governo delle relazioni nazionali e su scala mondiale che potrebbero fare parte dei fondamenti strategici del piano, ma ne vengono invece esclusi. Questa è a nostro avviso una interpretazione molto restrittiva delle potenzialità del Piano Strategico, ma ne ha sicuramente agevolato la realizzazione in questa prima stesura.
Corredo cartografico del PSM per la sezione di analisi territoriale: dati generali, ecosistema, suolo antropizzato, trasformazioni urbane, progetti infrastrutturali.
Corredo cartografico del PSM per la sezione di analisi territoriale: cooperazione intercomunale.
Il Piano si è evoluto attraverso Quattro fasi di lavoro che hanno prodotto i seguenti materiali programmatici:
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Innesco, programmazione e avvio del processo
2015-Luglio: Tavoli territoriali. Prime indicazioni dai Comuni. -
Inventario posizioni e prospettive, mappa delle idee
2015-Settembre: Tavolo metropolitano e interviste. Prime indicazioni dagli attori.
2015-Settembre: Milano. Metropoli reale, metropoli possibile. Mappa delle idee.
2015-Ottobre: Forme di cooperazione e progettualità di rilevanza sovra comunale. Report di sintesi delle schede inviate dai Comuni. Ambiti territoriali: Alto Milanese, Magentino e Abbiatense, Sud Ovest, Sud Est, Adda Martesana, Nord-Ovest, Nord Milano (ottobre, 2015). -
Costruzione tecnico-politica della proposta di Piano Strategico
2016-Febbraio: Politiche e progetti del Piano strategico: schede di approfondimento. -
Approvazione del Piano Strategico
2016-Maggio. -
Agenda strategica
2017: Elaborazione dell’agenda.
La fase di partecipazione e comunicazione ha visto operare sinergicamente un sito web dedicato e i principali social network. Inoltre si è operato in modo innovativo su tre fronti:
- confronto con i comuni attraverso tavoli di lavoro organizzati per zone omogenee;
- coinvolgimento delle rappresentanze socio economiche nella definizione e costruzione dei progetti;
- interviste, incontri dedicati e discussioni pubbliche con testimoni qualificati, associazioni e altri attori dell’area metropolitana per raccogliere sentiment, idee, progetti e per accompagnare attivamente il processo di pianificazione.
Dopo la chiusura del processo di pianificazione si evidenzia la necessità di avviare i cantieri di progetto in particolare con la realizzazione di alcuni cantieri-bandiera, che possano subito qualificare l’azione della Città Metropolitana. Importante anche il processo di monitoraggio per ottenere i feedback utili all’aggiornamento annuale del piano.
Corredo cartografico del PSM per la sezione di analisi territoriale: territori in divenire cerca di ricostruire il quadro della progettualità in azione assumendo uno sguardo territoriale. Il territorio è osservato per macro quadranti (Nord, Est, Sud/Sud-Ovest e Nord Ovest), mentre la progettualità è organizzata in differenti campi tematici. Emerge preponderante il tema del consumo di suolo e della rigenerazione urbana, con azioni mirate allo sviluppo e consolidamento del sistema del verde e della rete ecologica.
I contenuti del piano si articolano nella mappa delle idee secondo le sei strategie sopracitate che permettono di interpretare il PSM come magnete in grado di catalizzare i progetti e di garantirne una gestione e organizzazione sinergica da parte della Città Metropolitana. Questo si attuerà attraverso: una governance multilivello individuando i terreni stabili di confronto e di sperimentazione sia a scala locale che a scala regionale e nazionale; l’individuazione delle risorse per lo sviluppo con una nuova politica del Governo per la finanza locale che accompagni di più e meglio la nascita delle nuove Città Metropolitane non in una logica di finanziamenti a fondo perduto ma con una logica di moltiplicatore delle risorse; la revisione dei modelli organizzativi e delle prassi amministrative.
Il PSM approvato, progettualità dai territori: vocazioni delle Zone omogenee.
Per quanto riguarda le Zone omogenee il PSM approvato le dichiara indispensabili per articolare la rappresentanza degli interessi territoriali, organizzare le forme di cooperazione intercomunale e di esercitare in forma decentrata le funzioni di competenza metropolitana. Il lavoro del piano è a tutti gli effetti emerso attraverso l’organizzazione dei tavoli territoriali per le ZO a partire dalla primavera 2015, prime indicazioni che sono poi confluite nella costruzione delle idee del piano. Per ogni zona omogenea il documento individua una vocazione del territorio attraverso una descrizione del contesto e delle opportunità ed i progetti principali che sono emersi dai tavoli di partecipazione.
Il penultimo capitolo dedicato ai processi attuativi, risorse, monitoraggio e aggiornamento racchiude la parte più gestionale del piano e ne regola le modalità di messa in regime, gli attori coinvolti e l’attuazione delle strategie individuate. Essa individua il DUP (Documento Unico di Programmazione) come deputato a tradurre le strategie in specifiche missioni e nelle corrispondenti risorse economico finanziarie
Programma di mandato, Piano strategico e strumenti di programmazione inclusi nel DUP.
Il DUP è chiamato dunque a esplicitare con chiarezza il collegamento tra il quadro complessivo dei contenuti della programmazione, i portatori di interesse di riferimento, le risorse finanziarie, umane e strumentali disponibili, le correlate responsabilità di indirizzo, gestione e controllo. Esso si qualifica nei seguenti caratteri: valenza pluriennale del processo, lettura non solo contabile dei documenti (trasparenza finanziaria), coordinamento e coerenza dei vari strumenti della programmazione. E si articola in due sezioni: una sezione strategica con un orizzonte temporale di riferimento di 5 anni e una sezione operativa che ha un orizzonte temporale pari al bilancio di previsione (3 anni) che contiene gli obiettivi operativi annuali, la programmazione dettagliata delle opere pubbliche, del fabbisogno di personale e delle alienazioni del patrimonio, offrendo un collegamento più efficace di strategie – obiettivi -strumentazione economico finanziaria – organizzazione interna.
Dal punto di vista pratico si mette in evidenza la questione dei tagli di risorse che condurranno a consistenti riduzioni del personale (ridotto di un terzo). Questo verrà in parte compensato dalla ridistribuzione delle competenze regionali e delle relative risorse, ma palesa la necessità di puntare su pratiche innovative di coordinamento e sulla costruzione di piattaforme di progetto intersettoriali e legate alla realtà delle Zone Omogenee. Questo va nelle direzioni di una progressiva integrazione tra i diversi livelli e di aprire l’organizzazione della Città Metropolitana all’apporto e alla partnership con i comuni. Una prima modifica della macrostruttura dell’ente è già stata eseguita nel 2015 alleggerendo le strutture di staff.
Per quanto riguarda le verifiche, oltre alla verifica attraverso uno stato di attuazione annuale, si prevede di verificare anche la coerenza della programmazione dei Comuni rispetto agli obiettivi del Piano; gli esiti saranno portati in sede di rendicontazione annuale delle attività.
Sulla spinosa questione dei confini amministrativi riportiamo dal Piano Strategico Metropolitano di Milano la porzione di testo interessato:
Non tutti i processi si esauriscono però entro il campo territoriale della Città Metropolitana. Diviene allora fondamentale il lavoro di relazione sia con le Province contermini sia con i Comuni confinanti o interessati da specifiche politiche. Questo aspetto richiama con forza il tema dei confini, che vive ancora una fase di sviluppo (…). Si pone il tema dell’adesione dei Comuni di altre Province (o future Aree vaste) alla Città Metropolitana. Il modello di adesione “molecolare”, per singoli Comuni, previsto dalla L. 56/2014, pone infatti un problema più complessivo di organizzazione territoriale, in un’area metropolitana complessa come quella milanese. Questa modalità impone di valutare con particolare attenzione almeno due casistiche che potrebbero determinarsi. Un primo caso riguarda l’ipotesi in cui un Comune “polo”, cui fanno riferimento per una varietà di servizi e funzioni altri Comuni minori (ad esempio per le scuole superiori), aderisse alla Città Metropolitana senza il suo ambito territoriale di riferimento. Questa modalità potrebbe creare disservizi e diseconomie da non sottovalutare. Il secondo caso riguarda l’impossibilità di annettere porzioni territoriali omogenee (con più Comuni), oggi possibile solo attraverso un lungo processo per singole addizioni e sempre dipendente dalle decisioni dei singoli Comuni confinanti. (…) La Città Metropolitana dovrà impegnarsi a sviluppare un dibattito consapevole e informato sia con le istituzioni sia con le comunità locali coinvolte. (…) Dalla qualità di questi processi dipenderà la capacità di tradurre i contenuti del Piano in “cantieri progettuali”. Oltre alla costruzione delle reti di attori e alla disponibilità di risorse, dovranno essere individuati, laddove non siano già stati definiti, gli strumenti di attuazione. Molti sono già quelli disponibili e attivabili, a seconda delle modalità necessarie per sviluppare forme di accordo tra la varietà di soggetti interessati (Unioni dei Comuni, Agenzie dedicate, Accordi di Programma, Convenzioni, Avvalimento, Protocolli di intesa, ecc.). In particolare, tra i principali portati del Piano strategico, ci sono le agende delle Zone omogenee. Costruite insieme ai territori, rappresentano però solo un primo passaggio che contribuisce a identificare vocazioni territoriali e a definire temi progettuali da sviluppare. A valle dell’approvazione del Piano, tali agende dovranno essere sviluppate attraverso Protocolli d’intesa, utili per avviare una loro rapida implementazione attraverso la messa in opera di progettualità e policy specifiche.
Infine l’agenda strategica articolerà le priorità per l’azione della Città Metropolitana, secondo un principio di elettività, nei seguenti capitoli tematici:
- Metropoli al futuro: tecnologie e saperi, dimensione internazionale e sostenibilità per lo sviluppo. Include l’innovazione dell’organizzazione e delle pratiche amministrative, le iniziative a supporto delle nuove realtà imprenditoriali, la promozione internazionale del sistema territoriale e delle sue imprese, lo sviluppo dell’area ex Expo 2015, i progetti di formazione innovativa.
- Nord Ovest come campo territoriale della conoscenza: verso la pianificazione territoriale metropolitana. Include i temi della rigenerazione urbana e del consumo di suolo, il governo delle funzioni di scala metropolitana con istituti metropolitani della perequazione, compensazione e incentivazione territoriale, il tema della fiscalità territoriale, il Piano Territoriale Metropolitano ed i piani d’area concepiti come veri e propri progetti di territorio e di paesaggio.
- Integrazione tariffaria e hub metropolitani: politiche per un nuovo diritto alla mobilità. Riguarda la riforma del Trasporto Pubblico Locale e dell’integrazione tariffaria attraverso la programmazione unitaria, il superamento della distinzione tra servizi urbani e interurbani, la riorganizzazione dei servizi su gomma, l’istituzione di una Agenzia del Trasporto Pubblico Locale2, la creazione di hub intermodali metropolitani, i servizi innovativi di mobilità (carsharing e bikesharing), riflessione quadro sul sistema aeroportuale milanese.
- Parchi metropolitani e governance degli spazi aperti in una prospettiva di regione urbana. Include i temi dei parchi regionali, del Parco Agricolo Sud Milano, il coinvolgimento delle comunità locali, i progetti di agricoltura metropolitana, i PLIS (parchi locali di interesse sovracomunale), il superamento del disegno radiocentrico delle aree di tutela e la proiezione verso la regione urbana, l’evoluzione delle forme di governo dei parchi.
- Dopo COP21: nuovi obiettivi per le politiche di sostenibilità ambientale. Riguarda gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 dell’Unione Europea, creazione di un unico soggetto deputato a verificare e perseguire gli obiettivi di riduzione delle emissioni attraverso: contenimento traffico veicolare, sostegno innovazione tecnologica, partecipazione a bandi europei, incentivazione comportamenti ecocompatibili.
- Integrazione dei grandi servizi di rete di ambito metropolitano. Riguarda la gestione in forma associata di alcune funzioni rilevanti (SUAP, servizi sociali, catasto, pianificazione della protezione civile, polizia locale, ecc.), economie di scala tra i comuni, aggregazione e integrazione dei servizi a rete, servizio idrico integrato, rifiuti urbani, banda ultra larga.
1 Walter Tortorella, Massimo Allulli, Città Metropolitane. La lunga attesa, Venezia, 2014.
2 Su questo punto il PSM rilancia verso il modello adottato fino ad ora dalla Regione Lombardia per trattare i temi di natura metropolitana. La tendenza è quella di delegare la gestione di questi processi ad agenzie sovraterritoriali costituendo un luogo dove coinvolgere gli stakeholders anche al di fuori del territorio amministrativo metropolitano. All’interno di queste Agenzie, l’ente Città metropolitana si farà portatore delle istanze dei comuni essendone direttamente rappresentante quale ente di secondo livello.
Dal punto di vista della storia della pianificazione strategica invece, il caso di Milano appare distante dal quello torinese, non essendo esistito sino ai tempi recenti alcun tentativo di istituire un livello di coordinamento stabile e di pianificazione strategica metropolitana. Nonostante ciò Milano si configura di fatto come la più estesa, omogenea e matura area metropolitana italiana, forse con Roma e Napoli le uniche vere aree metropolitane del paese.