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Verso un welfare delle opportunità: una nuova politica degli spazi

SPAZI COME OPPORTUNITÀ: UN WELFARE METROPOLITANO PER UNA CATEGORIA SENZA TUTELE

Rimettere in gioco il patrimonio pubblico inutilizzato o sottoutilizzato per rilanciare l’economia dei giovani di una città può essere la prima forma di welfare per una serie di figure professionali che sono le meno protette e tutelate dallo Stato sociale così com’è oggi organizzato.

Anch’esse necessitano di cure e attenzioni per permettere loro una sensibile crescita economica. “Credo che buona parte del nostro patrimonio pubblico oggi inutilizzato -e che non riusciamo a vendere- potrebbe essere valorizzato in tempi molto più rapidi delegando a degli imprenditori di nuova generazione l’esecuzione di lavori di trasformazione dando così modo di attrezzare queste strutture, di dare loro qualità” (cfr. Stefano Micelli).

La creative class chiede alla Pubblica Amministrazione di generare opportunità più che forme di tutela e rappresenta categorie produttive che, nella maggioranza dei casi, non sono gravate da particolari costi all’avvio dell’attività. Il comodato d’uso potrebbe rappresentare l’occasione per favorire la rigenerazione degli immobili comunali in disuso e la rivitalizzazione di porzioni di città da parte dei giovani che vi si insedieranno attraverso appositi bandi di concorso. “Il problema di questi gruppi di persone, non è in prima battuta l’ubicazione dei luoghi ad essi destinati, quanto un problema di cura, di attenzione che gli si riserva” (cfr. Maria Luisa Frisa).

MESCOLARE, AVVICINARE, DENSIFICARE:
COME UN NUOVA POLITICA DEGLI SPAZI PUÒ VALORIZZARE IL TESSUTO PRODUTTIVO METROPOLITANO

La riappropriazione del mondo materiale del lavoro è un’esigenza molto sentita, ancor più in tempi di crisi, in quanto rappresenta la concretezza del fare e del fare assieme per ricostruire il volto di un territorio. Eppure oggi le attività manifatturiere/artigiane sono relegate ai margini della città mentre devono essere avvicinate agli spazi che aggregano, innovano, trasformano: esistono delle strutture che sono state pensate proprio per creare relazioni, idee, innovazioni, non solo incubatori e parchi scientifici, ma anche Fab-Lab. Ossia delle piccole officine per la fabbricazione, partendo da un disegno digitale, di oggetti e componenti; sono laboratori creativi di dimensioni modeste che possono insediarsi all’interno di una città e identificano nuove modalità di produzione e di racconto dell’oggetto. Garantiscono e potenziano il digital manufacturing ossia il legame tra nuove tecnologie digitali e processi manifatturieri.

Questi sono gli ultimi arrivati di spazi che prefigurano una modifica profonda dei cicli di produzione in quanto luoghi indistinti da quelli in cui si vive. “La nostra città ha gestito figure professionali molto tradizionali, avvocato, commercialista, professore. E ha creato una forte avversione al manifatturiero che è uscito dalle città, è andato nei distretti e non siamo neanche riusciti a costruire un ponte tra i distretti e le città” (cfr. Stefano Micelli).

C’è la forte necessità di creare spazi che aggregano, innovano, trasformano, mescolano, che siano basati su forme di coworking e possano così favorire un dialogo con i servizi esistenti all’interno della città per facilitare la nascita di nuove occasioni creative, nuovi servizi e quindi nuovi modelli lavorativi ed economici che potrebbero influenzare molti luoghi della città.

DIMINUZIONE DELLA SPECIALIZZAZIONE DEGLI SPAZI URBANI E RIUSO DEGLI SPAZI ESISTENTI: DAI MARGINI DELLE CITTÀ, AL CUORE DELLA METROPOLI

La città si deve fare promotrice per lo sviluppo di nuove PMI. Ridiscutere lo zooning in favore della mixitè è un obiettivo fondamentale per la città e l’industria contemporanea. Troppo spesso la nascita e lo sviluppo di nuovi PST, incubatori e centri di aggregazione anche autogestiti è relegata ai bordi urbani, alle periferie o ad aree industriali. La mancanza di scambi immediati con l’esterno e le deboli infrastrutture su cui si appoggiano oggi gli incubatori e i PST non permettono una crescita sicura e convincente di queste realtà. La città permette scambi, conoscenza ed è produttrice di opportunità lavorative e sociali che non possono, viceversa, essere ritrovate all’interno di aree solamente industriali o artigianali.

Gli spazi ibridi offerti dal contesto urbano metropolitano (dal sistema delle ville alle aree dismesse) sono, se potenziati a livello di rete e infrastrutture, luoghi adatti per soddisfare desideri e idee del singolo in un confronto diretto con altre realtà: “Non bisogna vedere il singolo intervento come fine a se stesso ma come parte di un progetto che dialoga con gli altri immobili e che prende atto delle dinamiche dei flussi” (cfr. Tommaso Santini).

POSSIBILI LEVE DI ATTUAZIONE:

  • Censire il patrimonio pubblico inutilizzato ed assegnazione del medesimo a prezzi calmierati per insediamento di nuove attività produttive specializzate in settore specifici;

  • trasferire le attività produttive compatibili con la struttura urbana in centro città;

  • abbattere i capannoni/strutture abbandonate nelle periferie o nelle vecchie aree industriali;

  • incentivare una rete di fab-lab metropolitani con servizi gratuiti e a pagamento;

  • utilizzare in forma ibrida (ufficio/abitazione) di alcuni immobili;

  • valorizzare gli spazi ibridi della città metropolitana grazie a nuove infrastrutture (es. banda larga) e pratiche (occupazione temporanea degli spazi pubblicci).