3.3.4 Il Sistema della produzione culturale e la città creativa, un percorso di ricerca.

Ragionare di ricerca, innovazione e capitale sociale a Venezia non può prescindere dal sistema culturale, una dimensione economica e sociale pervasiva della città che ne rappresenta uno dei fattori identitari portanti. Come per tutte le città d’arte, la cultura rappresenta un legame riconoscibile tra contesto locale ed esterno attraverso una serie di reti gestite da molti soggetti pubblici e privati.

Ma quanta cultura produce e ospita Venezia? Da anni esiste uno strumento utile per “contare” la produzione culturale a Venezia. Curato dagli stessi ricercatori e con la stessa metodologia è quindi particolarmente prezioso. Ci si riferisce al rapporto annuale La produzione culturale a Venezia. Gli eventi, i produttori, i fruitori redatto grazie ad Agenda Venezia e al sostegno della Fondazione Venezia 2000 e della Fondazione di Venezia, arrivato alla dodicesima edizione: un rapporto utile per chi voglia ragionare di cultura in città1.

Nel 2003 nel Comune erano stati censiti un totale di 1.500 eventi divisi in 10 tipologie (da arti visive a conferenze/convegni, passando per danza, teatro e molto altro ancora). La tipologia più forte era quella di conferenze/convegni con il 30,5% di incidenza, seguiti dalla musica (21,3%) e rassegne cinematografiche (15,3%). I produttori erano 50. I luoghi della cultura vedevano primeggiare la città storica, la terraferma era censita grazie ai luoghi gestiti dal Comune (Centro Culturale Candiani e i due teatri). Il dato forse più sorprendente era proprio quello del Centro Culturale Candiani che con 112 eventi tra ospitati e prodotti era il luogo più vivo della città a soli tre anni dall’inaugurazione.

Elaborazione su dati dei rapporti La produzione culturale a Venezia.

Se facciamo un salto al 2014 gli eventi censiti sono 2886. Le tipologie (9 rispetto alla prima edizione è infatti scomparsa la tipologia “eventi religiosi”) vedono sempre in testa conferenze/convegni (40,6%), musica (19,1%) e al terzo posto sempre le rassegne cinematografiche (15,9%). Il rapporto è molto ampio qui ci si sofferma solo su alcune riflessioni di carattere generale. Un dato significativo è il numero delle giornate-evento2, si passa delle10.305 con una media giornaliera di 28,2 del 2003 alle 20.241 giornate evento del 2014,che corrispondono ad una media di 56,2 manifestazioni al giorno. È altresì vero che il dato relativo alle conferenze e i convegni, evento culturale più facile da organizzare e per molti aspetti meno impegnativo, vede crescere incessantemente la propria quota. Comunque abbiamo più eventi e più luoghi, anno dopo anno. Il trend è chiaro: la curva della produzione mostra una crescita degli eventi prodotti nelle ultime tre decadi, con un aumento progressivo relativamente all’anno precedente, con la sola eccezione di una leggera flessione nel 2013, ampiamente compensata dal massimo valore assoluto raggiunto nel 2014. Sembrerebbe una città vitale capace di generare accanto ai player più forti una serie di realtà e quindi di economia della cultura assai efficace. In questo Venezia si conferma una capitale della cultura a livello internazionale in cui insiste un tessuto di medie e piccole realtà capaci di produrre un’offerta articolata. Un dato a prima vista sorprendente, considerato che siamo vivendo in una fase lunga e continuata di contrazione delle risorse. Ma ci sono domande alle quali oggi è ancora difficile rispondere perché manca un’analisi che richiederebbe uno sforzo per radiografare i fruitori dei diversi eventi così da poter migliorare l’offerta. L’impressione è che il tessuto culturale resti chiuso in sé stesso, non riuscendo, ad esempio, ad internazionalizzarsi e a far sì che le produzioni veneziane trovino sufficiente spazio anche al di fuori del contesto cittadino. Un’offerta sostanzialmente tesa a soddisfare una domanda turistica in costante crescita.

Per provare a rispondere con precisione alla domanda culturale ci vorrebbe una ricerca dallo sforzo organizzativo ed economico ingente, mal interesse a supportare una azione in questo senso è tale da poter pensare di organizzare una ricerca condivisa per raccogliere dati utili sul profilo dei fruitori degli eventi culturali prodotti e i loro desiderata.

Tornando ai dati quantitativi, l’ultimo Rapporto ha introdotto una importante novità allargando il campo d’indagine all’area metropolitana. Purtroppo nei prossimi anni non potremmo valutare dei trend più soddisfacenti, ma di certo i primi dati tratteggiano una Città Metropolitana capace di produrre un numero di eventi significativo: nel 2014 sono stati registrati 264 eventi, per complessive 628 giornate evento, la durata media è stata pari a 2,4 giorni per evento, con una eccezione per le arti visive che risultano avere una durata media di 42 giorni, mentre gli spettacoli di teatro e danza vengono replicati per uno o due giorni. Se si analizzano gli eventi inseriti per tipologia, si evidenzia la concentrazione nei settori del teatro e della musica, rispettivamente il 50,4% e il 31,4% degli eventi totali. La distribuzione degli eventi per ripartizione territoriale evidenzia una concentrazione di manifestazioni nel Veneto Orientale e nell’Area Centrale Veneta rispettivamente con il 40,5% e il 25,9%, segue il comune di Chioggia con il 14% degli eventi censiti. Numeri importanti per chi volesse dar vita ad un sistema culturale metropolitano integrato.

Abbiamo detto della necessità di allargare il campo di ricerca a fattori più qualitativi interrogandosi sulle caratteristiche della domanda per poter fornire strumenti agli organizzatori culturali. Sarebbe anche interessante capire mansioni, numero, età di chi lavora all’interno del mondo della cultura veneziana. Come sarebbe assai importante riuscire a comparare i diversi bilanci delle istituzioni per capirne caratteristiche e opportunità in ambito sistemico. Un bilancio consolidato della cultura veneziana. Del resto è conclamato l’ampio spettro degli impatti economici (diretti ed indiretti) di spesa e di impiego del settore culturale. Ossia quanto “vale” la città creativa nel suo settore più appariscente che è quello degli eventi culturali? Nel 2002 si era fatto un tentativo molto interessante di valutare l’impatto economico delle istituzioni culturali, ci si riferisce al progetto “Venezia Laboratorio di Cultura”. Un progetto, seppur limitato al Comune di Venezia, che aveva l’ambizione di essere anche un momento di confronto e raccordo tra le istituzioni, ma il nostro interesse è legato al percorso di ricerca affidato al COSES. Il campione di studio era buono, 27 istituzioni e tra queste anche poli museali, quindi si raggiungeva quota 40 plessi disaggregando alcuni poli. Cosa emergeva? Complessivamente le risorse finanziarie in entrata rappresentano un volume pari a 220,5 milioni di euro (dati 2001), di cui il 65% afferente ad istituzioni di natura pubblica. Per gli enti di istruzione superiore e di ricerca più del 90% delle entrate proviene da contributi (pubblici). Oltre ai contributi, alcune istituzioni (in particolare archivi e biblioteche) potevano anche contare su interessanti entrate sotto forma di redditi e proventi patrimoniali. Sarebbe interessante scoprire in questi ultimi quindici anni quanto è rimasto di questo patrimonio. L’impressione è che le istituzioni abbiano eroso il patrimonio per sopperire al taglio dei finanziamenti. Sul fronte delle uscite (220,2 milioni di euro), il valore che emergeva più chiaramente riguardava le spese per il personale (oltre il 53% del totale delle uscite). Negli enti di istruzione superiore e ricerca questa quota raggiungeva il70%. Nei musei e nelle gallerie si osservava una quota pari a circa un terzo delle uscite destinate a spese di funzionamento delle sedi, mentre (accanto ai trasferimenti) la seconda voce di spesa principale riguardava le spese per il personale; a seguire spese per servizi e per attività caratteristiche. Considerando come si strutturavano le diverse voci di spesa tra pubblico e privato, emergeva come il pubblico avesse un peso decisamente rilevante a Venezia. Oltre il 66% delle uscite veniva sostenuto dalle istituzioni pubbliche. Il 70,2% delle uscite per personale era da imputarsi alle istituzioni a carattere pubblico, così come il 78,9% delle spese per il funzionamento della sede. Ma dal 2002 ad oggi molte nuove istituzioni private sono state aperte. Per l’attività caratteristica e i servizi le uscite si equilibrano tra pubblici e privati, mentre questi ultimi spendevano di più nelle attività editoriali (59,6%). Circa 4.800 erano gli addetti diretti del settore culturale (oltre 1.700 addetti escludendo gli enti di istruzione superiore e ricerca), occupati prevalentemente nelle istituzioni della Città Storica. Buona parte delle uscite per il personale (circa 11 milioni di Euro) si stimava rimanessero all’interno del territorio comunale. Mentre le uscite per il personale erano riconducibili all’occupazione diretta del settore culturale, le uscite connesse ad attività quali allestimenti mostre o servizi vari come la guardiania ole spese per il funzionamento e per le uscite editoriali erano pari ad oltre 91 milioni di Euro. Da notare che nel 2002 non emergeva una voce dedicata esclusivamente alla comunicazione e oggi di certo ciò sarebbe assai diverso. L’occupazione diretta e indiretta generata dall’offerta culturale era stimabile in oltre 6.000 addetti. Confrontando questi dati con i dati sull’occupazione totale della città storica a 50.000 addetti circa (dati 1991 e 1996); i ricercatori stimano che il 12% dell’occupazione della città storica sarebbe imputabile – direttamente ed indirettamente – al settore culturale.

Questi dati andrebbero evidentemente aggiornati. Alle istituzioni culturali propriamente dette andrebbero aggiunte, con le dovute cautele e attenzioni nella comparazione, le stime disponibili per le associazioni culturali secondo quanto elaborato in MapIn. Solo nel Comune di Venezia al 2010 risultavano registrate 364 associazioni culturali che mobilitavano oltre 4.000 volontari per un impatto economico figurativo di oltre 25 milioni di euro.


1 Non possiamo non notare con enorme rammarico che non sono previste nuove edizioni.

2 Numero di eventi per giorni di apertura.