Politiche metropolitane per i lavoratori dell’innovazione: Obiettivi e Strategie

Alla luce di questa riflessione, la Fondazione Pellicani ha cercato di individuare alcuni obiettivi specifici da perseguire prioritariamente in uno scenario di governance metropolitana coordinata. Ci si è affidati ad una serie di interviste approfondite
a opinion leader e a professionisti dell’innovazione, che nelle loro analisi hanno prestato particolare attenzione al mondo delle nuove professioni.
Il problema di questa “classe atipica” di lavoratori è, in prima battuta, un problema di cura, di attenzione a loro riservata dagli organi e dalle istituzioni che potrebbero agevolarne l’opera e massimizzarne le ricadute positive.
Ecco dunque, sinteticamente, gli obiettivi che sono emersi, accompagnati da alcune strategie immediatamente percorribili
che potrebbero aiutarne il conseguimento:

1. Costruzione di un “welfare metropolitano delle opportunità”

Un “welfare metropolitano” per una serie di figure professionali altrimenti non protette e tutelate dallo Stato sociale costituirebbe
un potente driver di sviluppo della classe locale di “innovatori”. Tale obiettivo potrebbe in prima battura concretizzarsi attraverso due politiche:
• La “rimessa in gioco” del patrimonio edilizio pubblico inutilizzato o sottoutilizzato, per rilanciare l’economia dei giovani in cerca di spazi e opportunità.
• L’attuazione di politiche di mescolamento, avvicinamento e densificazione del tessuto urbano, facendo perno sui professionisti dell’innovazione che abitano il territorio. C’è la forte necessità di creare spazi che aggregano, innovano, trasformano. Spazi che possano favorire un dialogo con i servizi esistenti all’interno della città, per facilitare la nascita di nuove occasioni creative, nuovi servizi e quindi nuovi modelli lavorativi ed economici, che potrebbero influenzare molti luoghi della città contribuendo alla diminuzione della specializzazione degli spazi. Ridiscutere lo zooning in favore della mixitè è un obiettivo fondamentale per la città e l’industria contemporanea.

In quali azioni puntuali potrebbero sostanziarsi tali strategie? Alcuni esempi:
– censire il patrimonio pubblico inutilizzato ed assegnare il medesimo a prezzi calmierati per l’insediamento di nuove attività produttive specializzate in settore specifici;
– trasferire le attività produttive compatibili con la struttura urbana in centro città;
– incentivare una rete di fab-lab metropolitani con servizi gratuiti e a pagamento;
– utilizzare in forma ibrida (ufficio/abitazione) di alcuni immobili;
– valorizzare gli spazi ibridi della Città Metropolitana grazie a nuove infrastrutture (es. banda larga), ecc.

2. Istruire politiche per rafforzare socialmente la creative class, partendo dagli spazi e dai servizi già esistenti

• Sono decine i centri di ricerca e le strutture dedicate all’immissione dell’innovazione nel sistema produttivo dell’area metropolitana. Strutture tra loro molto differenti come campo d’azione e modalità di impegno, struttura societaria, risultati conseguiti. Anche dietro uno stesso nome esistono realtà così differenti e variegate che pensare di migliorare l’azione di questi player attraverso delle fusioni sic e simpliciter sembra una strada poco percorribile. Basti pensare ai parchi scientifici e tecnologici. Però le sinergie possibili potrebbero essere moltissime per svariate funzioni.

• Come nascono le nuove idee? Ci sono ambienti più o meno favorevoli? Si può imparare ad essere creativi? Spesso
questi elementi scaturiscono da percorsi molto variegati, che vanno al di là di qualsiasi percorso istituzionalizzato. Per
questo appare molto importante riuscire a intercettare forme di innovazione che si formano lontano dai luoghi istituzionali,
creando occasioni informali di conoscenza e relazione tra innovatori.

• A conclusione del percorso di studi si sente la necessità di creare delle “comunità” per lo scambio di
informazioni e opportunità. Le stesse università potrebbero rafforzare i servizi di placement, per creare ponti verso il mondo
del lavoro a favore dei propri laureati. In questo caso la rete dovrebbe già guardare oltre i confini della metropoli. Anche
in questo caso le possibili sinergie tra i differenti atenei metropolitani, senza immaginare difficili fusioni, potrebbero
essere un ottimo punto di partenza.

Alcuni esempi di azioni concrete che potrebbero incarnare questo approccio:
– creare un coordinamento tra gli attori istituzionali dedicati alla promozione dell’innovazione nel tessuto produttivo metropolitano per alcuni servizi specifici;
– creare un coordinamento per l’attività di formazione post- laurea (scuole di dottorati, master, ecc.);
– sostenere la creazione di un movimento associativo che si confronti con lo stato e il mercato su questioni fiscali, previdenziali,
normative per gli appartenenti alle nuove professioni, ecc.

3. Investire di un ruolo-chiave la creative class, attivando nel sistema metropolitano politiche di citybranding e storytelling.

L’obiettivo può essere declinato in due strategie:

• La città metropolitana non ha un brand, un’immagine che ne veicoli l’identità verso l’interno e verso l’esterno. La necessità di dar vita ad un discorso della metropoli e sulla metropoli diventa qui un’opportunità strategica. Tradizionalmente, il nostro territorio non costruisce narrazioni capaci di raccontarlo sotto il profilo dell’innovazione. La Città Metropolitana di Venezia deve darsi una forte caratterizzazione, e le nuove professioni possono essere allo stesso tempo oggetto e soggetto di questa nuova identità. Le ripercussioni di una città percepita come votata all’innovazione (economica e sociale) possono essere molteplici e propagarsi a tutto il sistema produttivo, anche in settori tradizionali.

• Le nuove professioni devono essere agevolate nelle sinergie con i settori imprenditoriali, industriali ed artigianali.
Un buon banco di prova potrebbe essere l’industria turistica e culturale. Un turismo basato su servizi tradizionali si traduce in un turismo di poca qualità, con ripercussioni negative su tutto il tessuto sociale ed economico. Venezia ne è l’esempio capitale, tanto che essa vede oggi in crisi la sua stessa esistenza come “città”.
L’offerta culturale museale può rinnovarsi ed evolversi con l’innesto di modalità espositive inedite, capaci di stupire e di
differenziarsi in relazione ai diversi target (si pensi al settore strategico delle fasce anagrafiche più giovani). Tali elementi si
possono raggiungere creando connessioni stabili con startup ibride. Ma non solo: la “pluriattività” è un tratto saliente delle forme avanzate di turismo. Mentre si diffonde una cultura del turismo inteso come esplorazione della possibilità di esperienze diverse, è sempre più importante per i territori dare al visitatore la possibilità di relazionarsi a una costellazione di esperienze umane concrete.

Ecco alcuni esempi di azioni concrete in cui si incarna l’approccio descritto, centrato sulla capacità di incrociare nuove
strategie di valorizzazione culturale e city marketing:
– Creare un portale dedicato allo storytelling metropolitano, articolato in base a sezioni specifiche (lavoro, vita quotidiana,
tempo libero, ecc.);
– sostenere la creazione di uno o più luoghi fisici dedicati alla valorizzazione della cultura delle start- up ibride e dell’economia
metropolitana;
– rivisitare le modalità espositive dei musei;
– agevolare le attività dei locali notturni;
– realizzare hackaton tra professionisti dell’ICT e categorie impegnate nel settore turistico.