Recupero del patrimonio abitativo esistente e riduzione delle emissioni: due scenari e alcune stime

La Strategia Energetica Nazionale, approvata a marzo 2013, si prefigge di superare tutti gli obiettivi della strategia “20-20-20” dell’UE con i seguenti risultati attesi al 2020: 1) riduzione delle emissioni di gas serra (CO2 equivalenti) pari a -21% rispetto al 2005; 2) Incremento dell’incidenza delle fonti rinnovabili rispetto ai consumi finali dal 10% nel 2010 al 19-20% nel 2020; 3) riduzione dei consumi energetici primari del 24% rispetto allo “scenario inerziale 2020”.

Intervenire sul patrimonio edilizio esistente secondo criteri di sostenibilità è un’operazione che non può essere trascurata quando si parla di politiche e strategie urbanistiche per il rilancio e la salvaguardia di un territorio. La sfida è importante sia se si calcolano gli effetti prodotti sull’ambiente, sia se si verificano i costi, in termini di energia, nel ciclo di vita degli edifici.

La recrudescenza della crisi economica di questi ultimi anni ha portato ad una forte riduzione degli investimenti sul mercato delle nuove costruzioni ma allo stesso tempo, come sottolinea il CRESME, possiamo sintetizzare questo periodo con lo slogan “dall’espansione alla riqualificazione, dal mattone all’impianto, dalla quantità alla qualità”.

Nel rapporto “RI.U.SO 03” si evidenzia infatti come, in Italia, gli investimenti per le nuove costruzioni siano crollati da 85 miliardi di euro del 2006 a meno di 51 nel 2013; mentre le attività di manutenzione, rinnovo, recupero, sono passate dai 106,5 miliardi di euro del 2006 ai 115,1 del 2013. In fortissima crescita è il comparto delle fonti energetiche rinnovabili che nel 2013 si attesta su un valore di investimenti di 7,5 miliardi di euro, contro i 660 milioni di euro del 2006 – dato assolutamente in linea per quanto riguarda l’aumento, nella Città Metropolitana di Venezia, di produzione di energia da fonti rinnovabili registrata da TERNA e l’aumento della potenza installata per anno di fotovoltaico registrata dal GSE. Secondo il CRESME la spesa per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente e gli investimenti in fonti energetiche rinnovabili supera il 70% del valore dell’intero mercato delle costruzioni.

Dalle stime risulta chiaro, dunque, che un’analisi sull’incidenza economica degli interventi di rigenerazione del patrimonio edilizio esistente ha la massima priorità. La Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica mira ad accelerare il raggiungimento dell’obiettivo “20-20-20”; essa promuove strategie a lungo termine per attivare investimenti sulla riqualificazione del patrimonio edilizio.
Un’abitazione produce mediamente dalle 4 alle 5 tonnellate di CO2 all’anno. Per la Città Metropolitana di Venezia, considerando l’intero patrimonio esistente di abitazioni occupate da residenti (ISTAT 2011) pari a 1.056.670 abitazioni, si tratta di un’emissione annua di circa 4.200.000 tonnellate di CO2. Come fare per ridurre questo enorme impatto ambientale?

Ipotizziamo due scenari che indagano cosa significhi e cosa comporti investire sul recupero del patrimonio edilizio esistente della Città Metropolitana di Venezia. Entrambi muovono dalla produzione annua di CO2 delle abitazioni, l’ indicatore più significativo dell’impatto sull’ambiente e sulla salute delle persone.
Il primo scenario ci vede intervenire sul patrimonio edilizio costruito nel periodo precedente all’entrata in vigore della Legge n°10 del 09/01/1991, considerato da ISTAT in mediocre e pessimo stato di conservazione (in riferimento alle condizione fisiche dell’edificio, sia interne che esterne).
Il secondo scenario, in una certa misura meno selettivo del precedente, ipotizza interventi sul patrimonio edilizio classificato in categoria “G”, ossia su tutte quelle abitazioni con un fabbisogno di energia primaria (chilowattora necessari per il riscaldamento) molto elevato.

SCENARIO 1: interventi sul patrimonio in pessimo e mediocre stato di conservazione

Applicando le logiche della rottamazione ecologica, ossia eliminare tutte le parti che tecnologicamente non sono più in grado di fornire standard adeguati, compresi quelli relativi alle emissioni energetiche, proviamo a metter mano a quella parte di patrimonio edilizio che, secondo Istat, riversa in mediocre o pessimo stato di conservazione. Nella Città Metropolitana di Venezia le abitazioni così identificate, registrate dall’ISTAT nel 2001 e costruite fra il 1946 ed il 1991, sono 93.969; pari a circa il 9% delle abitazioni della metropoli.

Risanare un patrimonio edilizio così importante significa mettere in atto un piano di interventi utile al recupero tanto della qualità residenziale quanto di quella urbana, consentendo notevoli benefici e vantaggi dal punto di vista economico, sociale e ambientale.
Gli interventi considerati per i 93.969 alloggi in mediocre o pessimo stato di conservazione sono i seguenti:

  • azioni di isolamento termico degli edifici:isolamento dei ponti termici, sostituzione degli infissi con vetrocamera, realizzazione di “cappotti”, sostituzione delle attuali caldaie con caldaie a condensazione;
  • installazione di sistemi di controllo e contabilizzazione del calore;
  • installazione di pannelli fotovoltaici per produzione di energia elettrica e pannelli solari per produzione di acqua calda sanitaria.

Questi interventi, secondo nostre stime, sono in grado di promuovere i seguenti risparmi energetici sull’uso del gas per riscaldamento:

  • isolamento dei ponti termici e sostituzione degli infissi con vetrocamera: 20% annuo;
  • realizzazione di “cappotti”: 23,5% annuo;
  • sostituzione delle attuali caldaie con caldaie a condensazione: 7,5% annuo;
  • installazione di sistemi di controllo e contabilizzazione del calore: 15% annuo.

La realizzazione di questi interventi produrrebbe complessivamente risparmi energetici pari al 66% degli attuali consumi. In altre parole questi interventi porterebbero ad un beneficio ambientale che, per i 93.969 alloggi sui sarebbe necessario intervenire, si traduce in una riduzione annua delle emissioni di CO2 pari a circa 310.000 tonnellate, abbattendo del 7,4% circa le attuali emissioni.

Dal punto di vista sociale, oltre al miglioramento della qualità della vita e del benessere delle famiglie e degli inquilini, vanno anche considerati i benefici che si attiverebbero in termini di posti di lavoro, in ragione degli investimenti che potrebbero essere messi in atto per tali trasformazioni. Possiamo valutare gli impatti socio economici in questo modo: 93.969 interventi di riqualificazione energetica, con una spesa pro alloggio stimata in 30.000 euro, significa un giro d’affari pari a 2 miliardi e 800 milioni di euro che si traduce in circa 28.000 posti di lavoro ad occupazione diretta e 14.000 nell’indotto.

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Figura 30: Investimenti e risparmi di emissioni di CO2 per l’adeguamento energetico del patrimonio abitativo.
Fondazione Gianni Pellicani su dati ISTAT 2001 e 2011

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SCENARIO 2: interventi sulle abitazioni in classe energetica “g”

Il CRESME ci ricorda che l’Italia spende 45,2 miliardi di euro ogni anno per i consumi termici ed elettrici dell’intero patrimonio edilizio esistente.
Nonostante le politiche incentivanti abbiano dato impulso al miglioramento energetico degli edifici, i consumi per il riscaldamento e l’elettricità delle abitazioni continuano ad essere la spesa che grava maggiormente sui portafogli delle famiglie.

Su quale segmento di patrimonio edilizio abitativo concentrarsi per abbattere in modo più efficace i consumi energetici? Secondo un recente studio sulle classi energetiche dell’edificato compreso tra l’alta padovana e il basso trevigiano, il patrimonio edilizio esistente potrebbe essere così suddiviso:

  • abitazioni costruite tra il 1946 e il 1981 (anni 50/60/70) con isolamento zero e classe “G”;
  • abitazioni costruite tra il 1982 e il 2005 (anni 80/90/2005) con isolamento interno e classe “C” e “D”;
  • abitazioni costruite dopo il 2005 (anni 2005/oggi) con isolamento a cappotto e classe “B” e “A”.

Le abitazioni costruite in classe “G” sono caratterizzate da notevoli consumi energetici e comportano costi importanti di gestione e controllo della temperatura. In effetti un’abitazione in classe energetica “G” consuma in media 250 kWh/m2 annui mentre un’abitazione in classe “D” consuma mediamente 130 kWh/m2 annui ossia circa la metà del consumo degli edifici in classe energetica “G”. Con il “piano casa” al fine di godere di maggiori incentivi in termini volumetrici è richiesto il raggiungimento della classe energetica “B” (consumi pari a circa 60 kWh/m2 annui) sugli edifici da trasformare ed ampliare; è dunque percorribile l’idea di un piano di recupero dell’intero patrimonio edilizio abitativo occupato da residenti verificandone gli effetti.

Attraverso un semplice esercizio proveremo di seguito a descrivere le possibilità offerte dalla riqualificazione energetica del patrimonio abitativo occupato da residenti e costruito tra il 1946 e il 1981; patrimonio che stimiamo ricadere in classe “G” per una altissima percentuale di questa parte di abitazioni della Città Metropolitana di Venezia.

Le abitazioni occupate nella Città Metropolitana di Venezia, costruite nel periodo storico preso in esame, sono 536.920. Ai fini dell’esercizio considereremo il 72,71% di queste abitazioni come di classe “G” in quanto escludiamo a titolo cautelativo il 27,29% degli edifici classificati da ISTAT in ottimo stato di conservazione e nel complessivo quella percentuale di abitazioni in cui si è già intervenuti per il miglioramento della classe energetica (si stima che sia circa del 10% sul totale). In sostanza l’esercizio ci vede intervenire su un patrimonio di 390.395 abitazioni. Considerando una dimensione media di cento metri quadrati per abitazione ricaviamo che i consumi di questo patrimonio equivalgono a circa 9.760 GWh annui. Complessivamente queste abitazioni consumano l’equivalente di 975.986.330 litri di gasolio (1L = 10 kW) che si possono tradurre in 3.253.287.767 kg di legna da ardere (1Kg = 3 kW). Stimando che 1 ettaro di bosco produca circa 20.000 kg di legna, possiamo dire che per riscaldare le 390.395 abitazioni della Città Metropolitana di Venezia costruite tra il 1946 e il 1981 sarebbe necessaria la legna prodotta da circa 163.000 ettari di bosco pari ad un’area di circa 40×40 km.

È chiaro che se volessimo quantificare correttamente i costi di questo patrimonio di abitazioni, in termini di consumi energetici, dovremmo poter avere accesso al dato relativo al tipo di combustibile o energia utilizzata per il riscaldamento. Secondo gli ultimi studi condotti dal CRESME sul patrimonio di edifici residenziali in Italia l’impianto di riscaldamento è prevalentemente di tipo autonomo (83%), alimentato a gas di rete (il 78%) o da rifornire (6%); il gasolio è ancora utilizzato dal 6% delle abitazioni e il 5% utilizza biomasse (in prevalenza legna da ardere ma anche pellets e cippato). Cautelativamente ai fini dimostrativi dell’esercizio stimiamo, in assenza del dato ISTAT aggiornato al 2011 in questa porzione di territorio e considerando l’età del patrimonio preso in esame, di approssimare che le abitazioni che utilizzano gasolio siano il 16% del totale, quelle che utilizzano il gas siano l’80% e quelle che utilizzano la legna il 4%. Ne deriva che: per le abitazioni a gasolio la spesa si aggira attorno ai 206.900.000 € (1,325 €/L); per le abitazioni a gas metano le stime di spesa si aggirano attorno ai 662.100.000 € (0,848 €/m3); per le abitazioni che utilizzano la sola legna spezzata si parla di 19.650.000 € (0,151 €/kg).

Con queste stime la spesa complessiva per il riscaldamento di queste abitazioni della Città Metropolitana di Venezia sarebbe pari a 888.668.000 €.

Quali sarebbero quindi i benefici di una riqualificazione energetica? Convertire questo patrimonio abitativo dalla classe energetica “G” alla classe energetica “B” significherebbe ridurre drasticamente i costi dei consumi e diminuire sensibilmente le emissione di CO2 nel territorio. Una abitazione in classe “B” necessita mediamente di un quarto del fabbisogno annuo di una abitazione in classe “G”. Attraverso interventi di rigenerazione su tutte le 390.395 abitazioni, i consumi si ridurrebbero quindi passando dai 9.760 GWh annui a 2.342 GWh annui. In termine di costi per il riscaldamento delle abitazioni la spesa si ridurrebbe complessivamente a: 198.632.738 € in termini di metano e 117.899.149 € in termini di legno spezzato. Il fabbisogno in ettari di bosco si ridurrebbe a 39.000 ha ovvero circa 20×20 Km. Stiamo parlando di una riduzione di almeno il 75% sia dei consumi energetici che monetari.

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Figura 31: I Consumi energetici delle abitazioni in classe “G” nella Città Metropolitana di Venezia.
Fondazione Gianni Pellicani su dati ISTAT 2001 e 2011

 

Per quanto concerne la riduzione di emissioni di CO2 nel territorio, ipotizzando di intervenire, come già precedentemente descritto per le abitazioni in pessimo e mediocre stato di conservazione, attraverso azioni di isolamento termico degli edifici, installazione di sistemi di controllo del calore ed installazione di solare termico ed elettrico il risparmio energetico stimabile è del 66% sugli attuali consumi.

Il che comporta, per le 390.395 abitazioni prese in esame, una riduzione di emissioni pari a 1.288.303 tonnellate di CO2 all’anno (3,3 tonnellate per abitazione), abbattendo così circa il 31% delle attuali emissioni. Stimando che un ettaro di bosco assorbe circa 5 tonnellate di CO2 l’anno, servirebbero circa 132.734 ettari (36×36 Km) di bosco per assorbire la nuova produzione di CO2.

Dal punto di vista dei benefici, oltre al miglioramento della qualità dello spazio che si vive e alla riduzione dei costi in bolletta per le famiglie, se consideriamo una spesa media di 40.000 € per gli interventi su case singole o abbinate e 16.000 € per gli interventi negli appartamenti si stima un giro d’affari di circa 11 miliardi e 490 milioni di euro con una ricaduta occupazionale diretta di circa 114.000 nuovi posti di lavoro e indotta di circa 57.000 nuovi posti.

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Figura 32: Investimenti e risparmi di emissioni di CO2 per l’adeguamento energetico del patrimonio abitativo.
Fondazione Gianni Pellicani su dati ISTAT 2001 e 2011

 

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Figura 33: km2 di bosco necessari a sostenere i consumi energetici degli edifici ora in classe “G” e gli stessi convertiti in classe “B”.
Fondazione Gianni Pellicani su dati ISTAT 2001 e 2011


 

PROSEGUI:

> Conclusioni agli scenari: incentivare il recupero

 


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GLI ALTRI CAPITOLI DI ‘USO DEL SUOLO’:

> Un compito per la Metropoli

> Consumo di suolo e patrimonio edilizio

> Qualità e crescita del patrimonio edilizio abitativo

> Le energie rinnovabili nella Città Metropolitana di Venezia

> Conclusioni agli scenari: incentivare il recupero

> I distretti del commercio

> Diritto alla città

> Criticità

> Enunciati prospettici

> Obiettivi e strategie /1: Rigenerazione urbana

> Obiettivi e strategie /2: Costruire il diritto alla città

> Obiettivi e strategie /3: Natura e spazio costruito: la visione integrata